Io sono la riflessione e la calma, osservo, studio, aspetto. Silenziosa, intuisco, comprendo. La mia conoscenza è saggezza e la mia saggezza è consapevolezza. Custodisco il mio dono e lo proteggo. La mia comprensione è il mio segreto.
Sono come la luna, e quando ti penso sento che tu sei il mio sole. Sono solo le iridescenze delle aurore boreali che mi confondono il cuore? Ho bisogno di fermarmi e respirare. Mi chiedo se quello che sento è una suggestione, un semplice riflesso di uno specchio magico che mi restituisce un’illusione. Intuisco il pericolo insito in questo gioco di prestigio del destino che ci ha fatto incontrare, mentre tutto confluiva, per noi, in noi senza che noi ne fossimo a conoscenza. Senza che noi potessimo fare nulla per fermare le rotazioni planetarie nell’universo che avvicinavano il tuo Marte al mio Giove. Deve essere successo di luglio, faceva un gran caldo e io, ignara, sicuramente leggevo un libro. Allungata su un lettino sulla spiaggia, mi riparavo dal sole. Con un cappello di paglia, guardavo le mie gambe bianche e lo smalto rosso dei piedi che coprivano il mare. Se li sollevavo, questo diventava inoffensivo, una piccola e lontana distesa blu dietro e sotto il mio piede. Mentre l’universo confabulava alle nostre spalle, io pensavo allo smalto rosso delle mie unghie. E mi guardavo i piedi e le gambe bianche mentre il vento sfogliava il libro che avevo lasciato poggiato sulla pancia. Le mie cellule e il mio sangue ignoravano la tua esistenza e quella delle tue cellule e del tuo sangue, che invece già scorrevano giù, nelle profondità del mio cellulare. Mi sentivo saggia e al riparo dalle rotazioni estranee e lontanissime dell’universo. Le collisioni tra i pianeti non mi riguardavano. Non lo sospettavo che dietro quelle tre parole Ciao come stai? si nascondesse lo schianto del nostro destino sulla strada a doppio senso del nostro cellulare. Ora devo riflettere sulla fragilità di quel vetro che ci separava, che per anni ci ha tenuti distanti, nascondendo nella sua trasparenza il tuo cuore. Lo ha tenuto prigioniero come il moscerino nell’ambra. Il tuo cuore era chiuso da millenni nell’ambra dell’oblio e della dimenticanza. Sono poi bastate solo quelle tre parole Ciao come stai? e l’ambra si è sgretolata in mille pezzi. Il tuo cuore allora è volato velocissimamente verso di me e il tuo pensiero si è allargato a macchia d’olio, ha cercato con furore il mio, come chi ha dormito per secoli di eternità e si è risvegliato molto riposato, carico di energia. L’ho visto arrivare, piombarmi addosso ed entrare dentro al mio senza chiedere nemmeno l’ombra di un permesso. Con l’impeto e la forza di un desiderio maleducato mi sei sbattuto contro e io questo non me lo aspettavo. Adesso devo quindi fermarmi un attimo e raccogliere i pezzi dei vetri caduti per terra dopo l’impatto. Sono esplosi, schizzati nel cielo. E devo fare molta attenzione a non ferirmi le mani. Non sono inoffensivi e io me lo tengo per me, questo segreto compreso, racchiuso in un posto sicuro, adagiato sul letto della mia consapevolezza. Protetto dalla coperta troppo corta della mia saggezza incompleta. Come una mummia imbalsamata, nel sarcofago al buio del mio cellulare spento, in fondo alla mia borsa.
Lettura di Germano Bonaveri