Io sono un prestigiatore, un mago che crea e che illude con le parole. Il mio tempo è l’attimo fuggente e io ci sono racchiuso dentro. Appaio e scompaio, sono la luce e il buio, il giorno e la notte. Mi metto nelle tue mani. Posso esistere a tuo piacimento. Sono il genio della lampada. Sono qui e anche lì. Il mio è il tempo dell’amore.
Chiudo gli occhi e danzo seguendo il ritmo dei colori che mi fluttuano accanto. Mi sfiorano, mi entrano dentro. Danzo con la musica dei colori ed è tutta roba di un altro pianeta. Né Marte, né Giove. Forse la Luna. Provo a sentire una voglia di infinito. Mi ci butto a capofitto e mi abbandono specchiandomi in te, immaginando i tuoi occhi. Me la ritrovo allora sul capo come un’ambizione. Mi sento giovane e non ho più alcun dolore. Le note delle canzoni che ascolto si allargano dentro di me, formano un mare azzurro dove le mie sensazioni si muovono all’unisono come branchi di pesci. Avanti, indietro disegnano la forma del cuore con le nostre iniziali. Non staremo correndo troppo? Ti domando ma solo per inerzia, senza nemmeno aspettare la tua risposta. Che infatti è la mia stessa. No, non stiamo correndo troppo. Siamo solo alla velocità della luce pure quando siamo fermi. Un tocco di bacchetta magica dell’universo, una rotazione, un’esplosione che per un solo istante fa sì che Marte e Giove si tocchino in un punto preciso che corrisponde alla parte sinistra del mio cuore e alla destra del tuo. Un’intersezione planetaria il nostro amore da cellulare, che vibra come una suoneria muta senza suono e si illumina come un’aurora boreale. Piovono parole come coriandoli dal cielo per l’impatto. Fioriscono come boccioli di rose a maggio, si compongono dirette dall’abile direzione della bacchetta magica, dall’energia che si sprigiona e che attraversa le coppe, i dadi, le spade del destino. Sono parole che sembrano vere per una semplice illusione ottica che confonde i pensieri, distoglie dalla realtà come i vetri smerigliati che sfumano, ammorbidiscono i contorni. La mia realtà è quella di Giove e la tua quella di Marte ma siamo in contatto con i ventricoli opposti dei nostri cuori. In una rivoluzione planetaria che ti fa ripetere di continuo Io sono te. Tu sei me. E chiedermi di continuo Cosa vorrà mai dire quando dice io sono te. Tu sei me? I ferri del mestiere di un mago vuoi vedere che sono proprio le parole? Quelle scritte e infilate nelle bottiglie dei messaggi di un cellulare. Attraversano oceani e pianeti chiuse nel vetro per infrangersi su rive di isole deserte, pronte ad accoglierle sulla spiaggia. Si adagiano sulla sabbia a prendere il sole e a godere del fresco del mare, che le cancella e le ricancella con il suo andare e venire di onde. E’ una storia d’amore perfetta, che esiste l’attimo prima e quello dopo scompare. Una storia scritta e cancellata sulla riva del mare. Inghiottita nelle profondità, cancellata dalla schiuma e dal sale, come i messaggi quando si spegne il monitor del cellulare.
Lettura di Germano Bonaveri