Oggi parliamo…
🎤🎧…di un sabato parecchio faticoso🙄

Oggi penso che mia madre, a cui piaceva parecchio leggere le cose che io scrivevo, mi diceva sempre che mi preferiva negli scritti più ironici, quelli cioè che le suscitavano allegria. Me ne ricordo pochi, ma tra questi sicuramente quelli dei miei racconti sulle questioni di vita da genitore legati agli anni in cui mio figlio Giulio era piccolino. Mi lasciavo andare alla presa in giro della mia versione di mamma alle prese con la gita scolastica, con i travestimenti improvvisati di Carnevale, con i lacci delle scarpe che si rompevano prima di andare a scuola e con i lavoretti dei pomeriggi annoiati domenicali. Insomma, al racconto di quelle beghe quotidiane che caratterizzano le giornate delle mamme di figli piccoli, di quelle giornate che, seppur io descrivevo con una certa allegria, erano comunque assai affaticate da una fatica difficilmente raccontabile e pure, direi, compresa. In effetti mi ricordo bene le parole di quelli sempre pronti a terrorizzarmi con quello scenario apocalittico sul futuro, tutto racchiuso nella fatidica frase figli piccoli problemi “piccoli”, figli grandi  problemi…”grandi“. Io non è che di questo mi convincessi facilmente o, perlomeno, non è che mettendo in preventivo l’evenienza del cataclisma dei grandi problemi connessi ai figli grandi sentissi meno la fatica del mio status di allora di mamma (affaticata) di figlio piccolo. A dirla tutta, ho sempre pensato che nella vita si dicono parecchie cazzate, quantomeno che sarà pure che figli grandi problemi grandi ma intanto non è affatto detto che figli piccoli…problemi piccoli. In realtà tutta questa storia problematica connessa alla figliolanza non rende merito all’esperienza. Questo tocca precisarlo perché altrimenti sembra che mettere al mondo i figli sia un’impresa masochista, insomma una di quelle cose che se deve portare nella vita problemi piccoli prima e problemi grandi poi, ma chi diavolo ce lo fa fare a …. fare!

Oggi ho ripensato un po’ a queste cose, ho fatto alcune considerazioni. Ho ripensato a quando scrivevo che Io sono una che ha sempre sofferto di nostalgia, quasi che questa fosse un senso perenne, una sensazione assidua. Sono sempre stata una persona per cui la nostalgia arriva prima di se stessa, una di quelle strane persone che sente addirittura nostalgia di quello che deve ancora avvenire. Forse perché ho sempre sentito fortemente il dispiegarsi della vita, quasi a vederli i suoi momenti mentre si trasformano in ricordi. Ho ripensato a questo che scrivevo perché l’ho sempre fortemente sentito, soprattutto quando mio figlio era piccolino. Erano giornate vissute assai intensamente nel cuore da averne addirittura nostalgia mentre le vivevo. Deve essere per questo che, oggi che quei giorni sono diventati ricordi, io sento di averne baipassato pure la nostalgia. L’ho, cioè, per così dire, già saldato il conto con tutte quelle cose del passato che a ricordarle immalinconiscono il cuore. Non è quindi per nostalgia che penso oggi a queste cose, ma piuttosto per via del sabato assai complicato appena vissuto, tutto aggrovigliato sui primi accenni di quelle problematiche cresciute di pari passo con l’età di Giulio. Sull’onda del terrorismo psicologico di chi già c’è passato, mi dico che chi sa se quello di ieri è solo l’accenno dello scenario apocalittico che ci aspetta, a noi, poveri genitori di adolescenti con la smania forsennata di vivere e di fare esperienze. Per ora direi che la questione si può rimandare alla prossima festa. Nel frattempo mi godo la tranquillità della domenica, sicuramente più rilassata di ieri quando, con un bel po’ di ansia, mi arrovellavo nel dubbio di aver fatto la scelta sbagliata nel mentre pensavo a mio figlio nella bolgia di quella festa a Testaccio, a ballare stretto stretto tra centinaia di adolescenti come lui al ritmo di una musica che a suo dire gli rimbombava dentro e senza ancora quella presenza fisica che gli sarebbe servita per farsi spazio.

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