Il caldo afoso di agosto me lo sento appiccicato, più odioso, se possibile, di quello di luglio. L’estate scorre con i suoi rivoli di vita, mi cade addosso come una scimmia dispettosa. Morde e fa male e mentre fa male sghignazza e ride e se ne resta sulle mie spalle a dominare questi giorni di vita nuova. Mi sento come una vecchietta appena nata, non riesco a camminare bene, barcollo e ci vedo poco. Molto poco. Mi allungo sul letto di mia madre, quello dove riposavamo insieme. Faceva i suoi cruciverba e poi si addormentava con il giornale in mano. Il pennarello le cadeva aperto e le lenzuola si macchiavano d’inchiostro. “Mamma!!” la chiamavo di soprassalto, per evitarlo e farla svegliare, e lei si riprendeva, ritornava sul suo cruciverba come se niente fosse accaduto, come se quel lieve dormiveglia che la coglieva a tradimento fosse stato solo una piccola incursione nel mondo dei sogni. “Mamma!!!” la chiamo adesso e la vedo che accanto a me apre gli occhi, come se niente fosse accaduto, come se un cruciverba l’avesse trasportata in qualche luogo lontano, persa tra le risate a denti stretti, nascosta tra le parole di un rebus che l’ha impegnata più del dovuto.

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