Guardo la tua bara. E’ qui di fronte a me che sono seduta su una sedia blu nella sala n. 1 della camera mortuaria del cimitero. E’ di noce, chiara, non lucida e con intagliato il volto di Gesù e un fiore, penso una calla. Mi chiedo se ti piacessero le calle. Eri così complicata, avevi gusti difficili da interpretare e un naso finissimo. Chi sa se il profumo delle calle ti piaceva. Guardo la tua bara e penso che, calla o non calla, è la tua. Da giorni mi siedo qui e la guardo. Penso che l’abbiamo scelta bene e non posso fare a meno di accarezzarla. Mi alzo da questa sedia e l’accarezzo come se accarezzassi il tuo viso. In altri tempi tutto questo sarebbe stato macabro e lugubre. Nei tempi della vita, della morte non si vuole sentire, non si vuole guardare. Poi si muore e diventa tutto necessario e pure normale. Il cimitero, le lapidi e le bare. E questa sala mortuaria. E’ così luminosa, di fronte gli alberi e, nel silenzio, il cinguettio degli uccelli. E’ venuta gente, ogni giorno qualcuno. Si è parlato di te con te, come nel tuo tinello dove erano sempre gli altri a venirti a trovare. E’ venuto anche Antonio, abbiamo parlato finanche del pollo ruspante che ci doveva portare e delle uova fresche da fare sbattute a zabaglione.

Guardo la tua bara e penso a te che mi dicevi che volevi metterti da parte qualche soldo per comprarti il loculo al cimitero per non darci problemi. Dio mio quanto mi facevi incazzare! Ti dicevo che non ne volevo sentire nemmeno parlare e che i soldi te li dovevi mettere da parte per campare, non di certo per pensare a morire. Chi sa quanto tempo credevamo ancora di avere, tu per sistemare le tue cose per la morte, io per sistemare le mie, con te, per la vita. Poi è stato solo un attimo e la tua morte e la mia vita ci hanno colto disperatamente di sorpresa. Alla fine mamma cosa vuoi che ci sia voluto per sistemarle tutte quelle tue cose. Pensavi che stare nello stesso posto con papà chi sa quanto sarebbe stato complicato. Invece abbiamo dovuto solo aspettare qualche giorno in più in questa sala n. 1 al cimitero. Sto qui tutti i giorni, con Gian Maria e Roberta, fino a che tutto sarà definitivamente sistemato. E’ l’unica cosa che mi dà pace mentre le ore trascorrono senza alcun riposo. Sono finalmente riuscita a trovare anche Raffaele e gli ho portato il mio fiore. Hanno scelto una foto per la sua lapide molto bella, con l’espressione sorniona mentre fuma un bel sigaro alla faccia nostra.

Guardo la tua bara mamma e te lo racconto come avrei fatto nel tuo tinello. Mi avresti fatto un sacco di domande e io ti avrei risposto distratta e pure un po’ scocciata. Magari mentre insieme mettevamo a posto i piatti e le posate pulite dalla lavastoviglie. Mi avresti fatto le tue solite domande curiose, avremmo parlato di Raffaele e della foto scelta per la sua lapide, della sua espressione sorniona. Mentre gli portavo il mio fiore gli ho chiesto di farti compagnia la sera, qui al cimitero. L’ho chiesto anche a nonna che sta proprio qui vicino e finanche a Marialibera, la tua collega, che pure lei ho rivisto, tra tutte quelle lapidi, proprio per caso. A lei le ho chiesto pure di farti fare due risate, così, uguale a come faceva in vita. Mamma lo so che mi diresti che sono una scelata ma che ci posso fare se penso che qui la sera ci tira vento e che tu potresti avere ancora freddo?

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5 thoughts on “Guardo la tua bara”

  1. Attimi, momenti e ricordi che altro …la vita così breve così bella …le tue parole suscitano emozioni che pensavo dimenticate, ti abbraccio con affetto.

  2. Parole bellissime per descrivere un grande dolore ma anche una bella vita vissuta insieme. Molto commovente . Ti abbraccio forte

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