C’è stato un momento di disperazione. Lunghe ore senza inizio e senza fine. Mamma è stata l’unica parola. L’ho ripetuta e ripetuta e ripetuta guardando nel vuoto, affacciata alla finestra. Da ieri sera non ti sento più. Sei entrata nel limbo, lì dove in vita tutti temiamo di arrivare. Ed è stato soltanto un attimo. Solo un lunghissimo, maledettissimo attimo. Poi l’incubo peggiore, lasciarti sola di questi tempi in ospedale. Tutta la notte pensando che non poteva essere vero che un incubo così nero potesse diventare ancora più nero. E invece l’incubo è diventato più nero. Sei scivolata nel limbo. Continuo a ripetere mamma, solo mamma e penso che non ce la faccio senza di te. Poi improvvisamente mi torna in mente di quando raccontavi di essere nata piccolissima, un chilo e mezzo, senza speranza. Ti avevano sistemato per questo nell’ovatta, con le bottiglie di acqua calda vicino. Lo raccontavi sempre che, a dispetto di tutto, eri invece sopravvissuta. Perché pure se eri piccolissima eri già da allora grandissima. Cara mamma mia, che tu possa farcela ancora. Che ci siano bottiglie calde ed ovatta vicino a te, che siano queste i nostri pensieri, le nostre preghiere e tutto il nostro infinito, immenso amore.

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