Quanto fa male il corpo all’anima. E quanto perdona l’anima al corpo. Pedalo, pedalo e i miei pensieri sono in movimento, come le gambe sulla cyclette. Penso e ringrazio l’anima di esistere e per tutte le volte che ha aiutato il mio corpo, sorreggendolo, curandolo. Stamattina sono sopraffatta da un insolito buon umore. Ne resto stupefatta e mi chiedo se saranno gli alberi a prevalere oggi sui dolori articolari. Da qualche giorno ascolto a ripetizione una musica che mi rimane dentro e penso che invece è questa la ragione del mio buon umore, molto più che gli alberi verdi, la primavera e i fiori. La ragione del mio buon umore è un uomo alto, magro e scuro in volto, con la voce bassa e profonda e con le tonalità nere delle sue melodie, con le ripetizioni ipnotizzanti delle sue ballate. Non mi dico che Nick Cave è un personaggio inquietante. Piuttosto penso fortemente ai fili impercettibili che interconnettono le anime nel tempo e nello spazio. E’ tutto un affare immateriale, tutto un complottare. Si intrecciano, si accomunano, si sentono. Si ritrovano in retrovie, vibrano su parole, note, si riconoscono in certi sguardi. Il dolore, nel mondo delle anime, non è bistrattato come in quello materiale del corpo, che pur tanto soffre. E’ una lingua muta che aiuta sé stessa. Penso che paradossalmente è sempre il dolore a guarire il dolore. Quando ci si immerge, ci si entra dentro. Quando questo si propaga in echi profondissimi che dal centro di noi stessi ci ricongiungono con l’universo. La musica in questo senso è una potenza sovraumana. E’ come salire su un cuore sanguinante e volare. Lo intuivo confusamente ieri ascoltando la canzone legata alla perdita del figlio “Girl in amber”. Continuava a girare a rigirami nella testa, concentricamente, a ripetizione, la ripetizione “The phone, the phone, the phone it rings, it rings, it rings no more”, lo squillo di un telefono che non avrebbe mai più suonato, una campana a lutto senza suono, una trappola in cui rimanere fermi, cristallizzati, chiusi, “come un ragno nell’ambra”. Poi tutta una serie di letture sullo scorrere del tempo e su quanto questo faccia sempre il suo dovere. Lo aveva del resto anticipato in una canzone molti anni prima sulle lacrime e il pianto, “The weeping song“, una ballata di nero ottimismo piena di lacrime, di donne, di uomini e finanche di bambini. Lacrime e pianto che, tuttavia, lo cantava forte e chiaro, non sarebbe durato a lungo “but i won’t be weeping long“. Potenza dell’anima quella di aiutare sé stessa anticipandosi. Potenza della musica quella di far volare su un cuore che gronda gocce scurissime di sangue che sono poi la vita. Note, silenzi, anima, sangue e cuore hanno avuto il loro bel da fare stanotte mentre dormivo. Mi sono svegliata con la voglia di guardare nello schermo grande della mia tv il video che mi aveva inviato ieri mia sorella Roberta. E ho guardato e sentito e volato.

TO BE BY YOUR SIDE – NICK CAVE

Siamo minuscoli ammassi di atomi sussunti all’interno della meravigliosa presenza del dolore, che occupa il nucleo del nostro essere e si estende attraverso le nostre dita fino ai limiti dell’universo. All’interno di quel vortice turbinante esistono tutti i tipi di pazzia, fantasmi e spiriti e visite oniriche, e tutto il resto che, nella nostra angoscia, avverrà. Questi sono doni preziosi che sono validi e reali quanto noi abbiamo bisogno che siano: sono le guide spirituali che ci guidano fuori dall’oscurità“.

Nick Cave

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