14 agosto 2018, dovrei andare a dormire. Ho però un senso strano di disagio. Sarà che per tutto il giorno ho cercato di evitare le notizie sul ponte . Mi sono limitata a prendere atto del suo crollo. Ennesima tragedia nel cui dolore faccio una discreta fatica per non entrare. Non per indifferenza ma solo per stanchezza. E poi non li so più definire i miei sentimenti al cospetto di simili avvenimenti. Il cervello si rifiuta di immedesimarsi. Quasi che l’evento apocalittico fosse solo una scena di un film. Uno tipo quelli americani con effetti speciali, appunto, americani.

Tutta questa storia sembra finta. Che chissà quante volte mi è capitato di passare su queste strade sospese e avvertire un po’ di sgomento, una sorta di vertigine, di quelle che ti afferrano la pancia e sentirmi un attimo dopo stupida solo per averla provata quella sensazione. Sì, proprio di precipitare nel vuoto. Che figurati se è mai possibile che un ponte possa precipitare! Poi il ponte di Genova crolla. E guarda tu, precipita nel vuoto. E il 14 agosto 2018 diventa il mio 11 settembre dei ponti. Quando quello che mi sembrava impossibile potesse accadere è invece accaduto.

14 agosto,  e’ ora di andare dormire. Anche con il mio senso forte di disagio. Non comprendo la smania delle parole. Questo dannato vizio del popolo italiano  di dover a tutti costi riversare, urlare, vomitare tutte queste parole. Quasi a doverci colmare i buchi neri e profondi di questo paese. Cerco di tenermi alla larga, le scorro senza leggerle, le sento senza ascoltarle. Che in momenti come questi per me ci sarebbe bisogno solo di silenzio. Un lungo, prolungato silenzio.

14 agosto, me ne vado a dormire. E però, con questo benedetto senso di disagio, chissà se ci riesco poi a dormire. Penso che dovrei pensare con maggiore intensità a quella gente lì sotto il ponte crollato. Ma vale a  qualcosa il mio pensiero? Mi ricordo come al solito della vita. Qualcuno disperatamente muore in modo disperato. Qualcun altro si prepara a festeggiare il ferragosto. Piangiamo i morti con un occhio solo.

14 agosto, dovrei proprio dormire. Del resto non li riesco nemmeno a definire questi pensieri del mio disagio. Cupi e  fuori norma che la la vita  mica si può fermare, nemmeno se la gente muore perchè è un ponte a crollare. E dunque che il mondo continui a girare, anche con la sua voglia di fare baldoria. In tutti i sensi, baldoria. Dal mio canto mi accontenterei di dormire. Che è tra l’altro uguale, è come fare baldoria, quando c’e’ la gente sotto un ponte che muore.

14 agosto, ci provo a dormire. Anche se la baldoria del mio disagio mi sbatte sul cuore che comincia per giunta a battere un pò troppo forte. Battiti che quasi mi sembra che se ne voglia uscire fuori quel cuore, che sembra quasi muovere il letto, il mio cuore. E però è il terremoto a far muovere il letto, mica il mio cuore. Un gigante che scuote e sospende la vita e che in questo 14 agosto, prima finalmente di riuscire a dormire, mi fa sentire come un camion fermo, lì, un attimo prima che un ponte cominci a crollare.

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