C’è da uscir pazzi con tutte queste dannate password. Password che si nutrono della nostra vita, che si alimentano di memoria, moltiplicandosi e rigenerandosi, trasformandosi, sdoppiandosi, triplicandosi, e così via all’infinito. Prendono sempre più spazio nel nostro cervello, ne fagocitano la materia grigia, depauperandola. Password per ogni nostro movimento, quasi tutte uguali le une alle altre, che si differenziano, che so, per una semplice maiuscola. Che magari pensi “che vuoi che sia una maiuscola!” E invece, altroché se la fa la differenza, una maiuscola! Che a volte c’è da sbattersi proprio con la testa contro il muro per quanto ti confondi tra una password e un’altra, tra una minuscola e una maiuscola.

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