Mia madre dice che esiste un’ora del giorno, tra il tramonto e la sera, durante la quale alcune persone piu’ predisposte, tra cui lei, soffrirebbero di uno strano malessere. L’ora in questione, sempre a detta di mia madre, sembrerebbe  chiamarsi “ora del vago”.

Ora in realtà se io vado a ricercare su Google cosa è “l’ora del vago”, tutt’al più quello mi restituisce indirizzi di gioiellieri o cose del genere. Questo perché, ne sono certa, questa misteriosa quanto vaga “ora del vago” e’ stata coniata da mia madre a seguito di una sua personale semplificazione e reinterpretazione  di quella che nella realtà chiamasi correttamente “crisi vagale”, ovvero una patologia che mi sembra un po’ più complessa di un vago malessere.

Detto questo per dovuta precisione (e anche perché dei “dice che” di mia madre non ci si può tanto fidare), c’è che comunque a casa mia “l’ora del vago”, esista o non esista, ci piace un sacco davvero per definirci anche un po’ quelle cose soft tipo la malinconia o le paturnie varie che più frequentemente sembrano  beccarci all’improvviso dopo il tramonto, all’imbrunire, quando il giorno sta per finire, per intenderci proprio in quell’ora vaga che quindi in fondo, sì, ci sta proprio bene a chiamarsi “l’ora del vago”.

Di solito all’ora del vago a me viene voglia di parlare con Luca e questo perché, se l’ora del vago esiste, Luca è l’amico dell’ora del vago, foss’anche solo per attinenza alla vaghezza del suo cervello e del suo vivere fuori dal mondo ma anche un poco dal tempo. Luca si colloca in uno spazio della mia memoria che sembra infatti temporalmente fermo ai tempi dell’università, come se nel frattempo tutta la vita trascorsa da allora fosse altro da lui, rimasto lì congelato in  quei giorni, quando insieme studiavamo e tanto ridevamo.

Lo studio con Luca era per lo più basato per almeno tre quarti del tempo su confidenze di stampo amoroso, numerose e fragorose risate, prediche mie sulle sue uscite della notte precedente, nonché su  fare e disfare programmi di studio, calcolando la mattina le pagine da studiare e ricalcolandole la sera prima di salutarci. Una cosa che, all’avvicinarsi dell’esame, comportava un loro aumento vertiginoso, al punto che, nel vano tentativo di recuperare il tempo perduto, Luca era costretto a venire a casa mia ad orari improbabili, alle sei ma forse anche le cinque del mattino. Poi c’era che comunque l’alzataccia si rivelava un clamoroso fallimento a causa di certi ridicoli paraorecchie di pelliccia che Luca si metteva perche’ aveva freddo e che a me mi facevano ridere da matti, cosicche’ tra il tempo speso a ridere e quello per farci qualche caffe’, si riusciva a malapena a cominciare intorno alle nove.

Di solito le mie telefonate a Luca all’ora del vago si svolgono in prevalenza per i primi cinque minuti pensando ognuno di noi di parlare con qualcun altro. Lui perche’ ha nella sua rubrica una predominanza di Alessandre che, a parte la sua deliziosa moglie, scambia l’una con l’altra, io perche’ essendo che lui crede di parlare con un’altra Alessandra, imposta la voce quasi fosse veramente una persona seria, al punto che io penso di aver sbagliato numero.

L’equivoco,  poi amplificato dalla vaghezza dell’ora del vago che nel frattempo si e’ estesa anche al mio di cervello per via di quelle sensazioni e pensieri serali che  distraggono piu’ del dovuto, dura quel tanto che basta a dare impulso, una volta riconosciutici,  ad una sana risata, una di quelle che proprio ti riconciliano con la vita,  con tutti i suoi  tramonti struggenti, con il cielo rosso al calar della sera e con tutto il vago dell’ora del vago.

 

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6 thoughts on “L’ ora del vago”

  1. Con questa storia sono tornato indietro ai tempi dell’università ….

    Il mio compagno di camera sembrava soffrire di questo malessere, e da allora ho sempre cercato di vivere soltanto per capire meglio cosa procurava….

    Non è evidentemente tanto diffuso, ma oltre alle risate che procura durante le tue telefonate, a me lascia sempre quella sensazione di stupore che si risolve nell’attimo in cui mi rendo conto che “s’è fatta già sera” quando era ancora giorno…

    gl

  2. Conoscendo bene Luca e avendo vissuto quel periodo con voi, partecipo con allegria ai tuoi ricordi, che sono anche in parte i miei, di quando l’ora del vago lasciava sempre maggiore spazio all’ora dello svago..

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