Stamattina nel piazzale della stazione Termini, mi è passato davanti il 310, uno degli autobus che lì ci fa capolinea e la mia mente è subito balzata ai tempi dell’università quando quel 310 lo praticavo abbastanza. Quel semplice numero, forse con la complicità di quell’arietta mattutina e primaverile, con il cielo azzurro e il sole, mi ha risvegliato un’emozione che non provavo da tempo, che non definirei nostalgia quanto piuttosto proprio un sentire, come quello tipico di quegli anni, quando mi capitava ogni tanto di respirare l’aria di Roma e sentirmi in qualche modo felice.

Al marciapiede della stazione quell’autobus è partito con a rimorchio un carrello di ricordi: la mia casa a Largo Marchiafava, la piazzetta con l’albero al centro, i viaggi in treno Campobasso – Roma, i binari laziali e le valige che pesavano una tonnellata, con il polpettone pronto di mamma e i panni puliti.

A piazza della Repubblica, mentre un discreto numero di immagini si era già susseguito nella mente, mi è balenato alla memoria il ricordo dei miei tanti amici. Quelli vicini, quelli lontani. Delle scene di vita vissuta in quella casa. Tra le tante, ho ripensato a Luca e Alessio, quel giorno che, con l’espressione mesta e rassegnata, ci salutavano imbarazzati sotto la finestra. Era carnevale ed io e Isa li avevamo vestiti da ape e da giullare. Invitati ad una festa in una casa di gente che conoscevano appena, si presentarono lì, uno con le ali di carta velina e l’altro con le calzamaglie in testa a mò di giullare, ed erano gli unici ad essere mascherati.

Roba che, a Via Bissolati , ancora ridevo.

A Via Veneto ho ripensato ad Alessio, e me lo sono immaginato a guardare giù in basso, appoggiato su una stella. Un bicchiere di birra, una sigaretta e un sorriso. Gli occhi belli sotto le sopracciglia folte e quella malinconia, che era un pò come la mia.  E mi sono detta che deve essere stata bella davvero quella notte, con il cielo pieno di stelle. Perché uno come lui solo in una notte così poteva andar via.

Arrivata in ufficio la mia testa è stata nuovamente rapita dal presente e da tutte quelle cose lì, di vita pratica, che distraggono la mente dai pensieri.

 

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3 thoughts on “310, api e giullari”

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