Oggi parliamo…
🎧🎤 … del due novembre 💐

🖋 Durante la mattinata la questione del due novembre mi si ripropone più volte alla mente . La ripresa della ferialità dopo il lungo fine settimana festivo caratterizzato dal ponte dei morti (che in realtà è il ponte dei santi che alla fine sono tutti i vivi), mi ha collocato in quella dimensione successiva alla festa, quella, cioè, per cui la festa è passata e anche dimenticata. Archiviate pure le pratiche della memoria connesse al passato prossimo del 31 ottobre hallowiano,  tutto colorato di arancione e pieno di ricordi fatti di zucche, dolcetti, scherzetti e figlio piccolo che si faceva truccare e vestire con mantelli, cappelli a punta, guanti e papillon e che, oggi adolescente, si veste tutto di nero e al massimo con una giacchetta elegante da casa fino al portone per poi togliersela appena è per strada, mi sovviene un piccolo balzo al cuore considerando questi morti così soppiantati dai vivi, incastrati in un piccolo pezzetto fiorito della festa dei santi, tra le zucche prima, e i lumini dei cimiteri poi. Insomma, il primo novembre i santi prestano un pezzetto del loro spazio ai morti, cosìcchè i vivi, ritrovato il contegno dei vivi dopo aver gozzovigliato travestiti da morti nelle feste tra vivi, si recano al cimitero a trovare i morti, smezzando, per così dire, la festa dei santi. Il due, poverino, passa un po’ come già morto, così come forse gli si conviene. La sua questione mi si è riproposta oggi ricordando che, in tempi non sospetti, la mia amica Maria proprio “due novembre” mi aveva soprannominata. Me lo sono ricordato per quel guizzo di gioia che mi ha animato il cuore mentre la foschia creava quell’atmosfera suggestiva autunnale, un po’ biancastra. Si scherzava allora, infatti, sulla mia predilezione per la stagione autunnale rispetto a quella estiva, sulla mia avversione per il sole e la luce, sulla mia tendenza a starmene sempre un po’ in disparte in luoghi oscurati. In effetti, nel mentre realizzo che sarà per questo che amo tanto le tende, i chiaro-scuri e i colori calanti, mi congratulo con me stessa per l’alta dose di ironia di cui dispongo. Sorrido infatti di gusto rimembrando la questione del due novembre e, a distanza di qualche anno, la rincaro con la consapevolezza che una il cui soprannome è due novembre, deve, al di là delle apparenze, amare molto la vita, al punto da travalicare, e di parecchio,  il senso vitale del mondo. In effetti il concetto è piuttosto difficile da spiegare e, quindi, data pure una certa pigrizia che rende assai faticoso rendere comprensibile l’essenza di quei ragionamenti che talvolta sfuggono anche a me stessa, decido di lasciare cadere la cosa nel mistero consono alla giornata. Nel frattempo cerco di riprendere il filo che si è andato a intrecciare e lo faccio pensando a quegli indizi che l’autunno ha intanto cominciato a lasciare qua e là sulle strade e sui marciapiedi. Di questi, le piccole crepe a forma di cuore attirano parecchio la mia attenzione. Talvolta sono così perfette che mi prendo pure la briga di fotografarle. Il cuore in cerca di cuore deve tuttavia essersi sufficientemente indurito, al punto da farmi sembrare i cuori rinvenuti per strada molto vicini ai tramonti fotografati un po’ dappertutto, un tantino, cioè, inflazionati. Però, la si metta come si vuole, chi se ne importa dell’inflazione. Di cuore si ha sempre bisogno. Passino pure i tramonti e tutte le forme di cuore! Oggi sono ottimista come una che soprannominata due novembre può esserlo il due di novembre. Non mi lascio scoraggiare da questa ragione così ragionevole. Piuttosto penso alla foto di mia madre che mi è spuntata all’improvviso sul cellulare. Tutta sorridente e vestita di rosa, così tanto viva, pure se è morta. Sarà per questa coincidenza che alla fine questo due novembre mi piace tanto, pure se è poco grigio perchè c’è il sole.

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