Oggi parliamo…
🎤🎧 … dello pseudo-egocentrismo delle foto simili (ma non uguali) alla realtà e della smania improvvisa che mi coglie di tagliarmi i capelli…💇‍♀️

Quei giorni all’inizio dell’anno avevo avuto l’idea di tagliarmi corti i capelli. Non ci avevo pensato che il capello corto sarebbe stato più indicato d’estate cosicché faceva un freddo cane che sentivo tutto sul collo. Giuseppe lo avevo fatto impazzire con le mie idee confuse: prima lunghi, poi medi, poi pari, poi, visto che mi sembravano troppo a caschetto, scaschettati. Da Giuseppe non ero la sola a fare tutti quei cambiamenti con i capelli. Da lui si incontravano spesso teste come la mia, dove capelli lunghi cedevano il passo a capelli corti, caschetti perfetti a scalature selvagge, asimmetrie a simmetrie. Colori rossi si trasformavano in biondi, castani in rossi ramati. Questi potevano a loro volta sfumare al biondo caldo ma talvolta anche verso quello freddo, a seconda del carattere della gente. Da Giuseppe era un via vai continuo. Lui sapeva come prendere le persone per i capelli. Lo osservavo quel via vai continuo dalle poltrone del lavaggio oppure sotto un casco di aria calda mentre aspettavo fiduciosa che il risultato delle sue alchimie facessero il loro effetto sui miei capelli. Da quelle posizioni comode potevo concedermi di soffermarmi con calma sui timori comuni delle donne riguardanti i propri capelli, quelli che Diana, armata di spazzola e phon, affrontava sempre con grazia e pazienza rassicurante. C’era chi temeva la forma classica del panettone, chi invece quella più esotica dell’ananas o del casco di banane. Una ragazza se li era fatti sistemare raccomandandosi di non uscire somigliando a un maltese. Da Giuseppe, per rendere un’idea, era tutto un inventare: aggettivi e predicati verbali, coniugazioni, tempi e modi di dire. C’era chi temeva capelli accaciottati, chi addirittura ammuccati. Lui confabulava con Diana su miscele, volumi, percentuali, tonalità e tempi di posa. Sceglieva forbici affilate o con lame strane. Lavava e asciugava, apparava e scaschettava, scaciottava e smammuccava. Sapeva bene che una donna che va dal parrucchiere vuole uscire con la testa come se non fosse andata dal parrucchiere. Così sistemava e subito dopo scompigliava. Io gli mandavo foto diverse l’una dall’altra per dargli idea di come li volessi i capelli ma le idee le confondevo un bel poco anche a lui che comunque mi assecondava, come si assecondano i matti.

Le mie idee confuse – Come un pappagallo verde su un ramo grigio di inverno

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