Oggi parliamo…
🎤🎧…di pannocchie e Molise ❤

🖋 Approdo oggi con un balzo olfattivo al tempo di quei pomeriggi in cui mia madre cucinava i cosiddetti granoni, antenati molto simili della pannocchia odierna, lessata e assaporata con il sale sulle dita. Il suo sapore mi riconduce alle attese intramezzate dagli sbuffi della pentola a pressione, quelli che spandevano nel tinello l’odore della futura prelibatezza che, haimè, toccava aspettare che cuocesse per bene. La smania giovanile mi rendeva quelle attese interminabili benché, una volta ultimata la cottura, quella veniva molto lietamente ricompensata nel mentre il desiderio si esaudiva con la gioia del sapore buono ritrovato.

Sono passati anni e i granoni li ritrovo ancora nelle ceste ricoperte per bene dai panni caldi delle signore sedute con il banchetto a piazza Pepe, da acquistare all’occorrenza se ti viene la voglia di un ricordo.   La pannocchia mi riconduce dunque oggi agli odori delle tappe dell’estate e mi fa venire voglia di parlare di Campobasso e del Molise, questa terra così difficile da portare alla ribalta ma che poi, per chi se ne intende e chi ci dedica impegno, è tutto un brulicare di posti, persone, sagre, eventi, tradizioni. E’ come una vita parallela che ti scorre accanto senza mai riuscire a guardarla bene negli occhi.

Oggi la pannocchia mi evoca nostalgia di pomeriggi lontani, di giovinezza e di mia madre. Ma anche un po’ il rammarico di non conoscerla bene questa mia terra che avrebbe tanto da dire e tanto da raccontare. I propositi di approfondirne la conoscenza si rinnovano ad ogni andata e si ritrovano ad ogni ritorno ma soffro di scarsa propensione all’iniziativa, sempre rimandata, mai troppo intrapresa. Mi dico che la cosa si configura come un vero e proprio peccato, una mancanza piuttosto imperdonabile soprattutto quando penso allo sforzo di chi si prodiga costantemente per mantenerla viva.

Io comunque il mio habitat molisano me lo sento comunque dentro. Me lo porto avanti e indietro nonostante tutto. E a separarmi da questi luoghi ho fatto sempre una gran fatica, tanto che sono anni che, a ritornare a casa mia a Roma sentendo di lasciare casa mia a Campobasso, mi rimane sempre una sensazione malinconica di campagna verde negli occhi che scorre da dietro il finestrino. La riconosco invariata ad ogni mio viaggio di andata, e ritrovata intatta, ad ogni viaggio di ritorno. Quello in cui, alla vista del castello Monforte da sopra il cocuzzolo dei Monti, io tiro sempre un profondo e benefico sospiro di sollievo.

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