Oggi parliamo…
🎧🎤…con la dovuta premessa che non c’è bisogno di nessuna dovuta premessa.

🖋“Colui che mente a sé stesso è più suscettibile degli altri all’offesa. Offendersi a volte è molto piacevole, non è vero? Eppure egli sa che nessuno gli ha arrecato offesa, ma che egli stesso si è inventato l’offesa e ha mentito per mettersi in mostra, ha esagerato egli stesso per creare un quadretto pittoresco, ha tratto spunto da una parola e ha fatto di un sassolino una montagna: egli sa benissimo tutto questo, tuttavia è il primo ad offendersi, a offendersi per provare piacere, per assaporare una grande soddisfazione, e così finisce per nutrire autentico rancore…”

Il grande Dostoevskij lo conosceva bene il mondo e l’animo umano. In tutte le sue sfaccettature. Così, da permalosa quale sono, mi chiedo se in tutte le offese ricevute nella mia vita io non ci abbia messo un po’ del mio, che so, un pizzico di insano piacere nel sentirmi offesa, nell’ingigantire una cosa, un fatto, una parola, un silenzio, una mancanza di rispetto. Se sono stata io a trasformare i sassolini che mi hanno colpita nella vita, in montagne. Spesso quelle montagne hanno interrotto un percorso. Me le sono cioè lasciate alle spalle, ho preso altre strade. Le ho finanche dimenticate, pure se io ci metto tempo a dimenticare le cose. Mia madre me lo diceva sempre che non ero come lei, che le cose brutte che riceveva invece se le dimenticava presto. E sì, decisamente aveva ragione mia madre, che aveva sempre ragione su tutto in vita, figuriamoci ora che è morta. Eravamo così simili io e lei, la mia anima era una costola della sua. Per la suscettibilità però io devo aver deviato in maniera insana. Così, leggendo I fratelli Karamazov, dove ci ritrovo un po’ il mondo dentro, non posso fare a meno di tirarmi in ballo con questa storia della permalosità e delle offese. Mi fido di Dostoevskij e mi interrogo quindi sull’evenienza di aver talvolta mentito a me stessa per mettermi in mostra. Un po’ lo riconosco…una delle cose che mi piaceva di più nella vita era raccontare fatti a mia madre. I racconti delle mie offese e dei malumori che si tiravano dietro. A volte, se ora ci ripenso, lo facevo davvero in modo teatrale, proprio come fanno gli attori che si vogliono fare vedere. Lei mi ascoltava spesso con un orecchio solo mentre, che so, faceva un polpettone al sugo ma, che dire… lei, sassolino o montagna poco importava, mi capiva pure se si perdeva qualche pezzo.

Oggi me ne vado in giro pensando alla grandiosità di Dostoevskij e a quella di mia madre. Stare con l’uno e con l’altra mi consola dalle brutture del mondo, da tutto il male che sento. E direi che non è poco per difendersi dai sassolini o le montagne che a volte mi piovono addosso. Ci si può passare del tempo a rifletterci sopra alle cose che leggo. Il potere dei libri è proprio quello di allargarti la mente, illuminarti quel lato della prospettiva che magari sta all’ombra. Ad esempio pensare che quelle che ho creduto montagne potessero invece essere piccoli sassolini che non ho saputo riconoscere. Poi però mi sovviene l’asso nella manica per esercitare il mio sacrosanto diritto di replica, sì, finanche a Dostoevskij e cioè che anche quando sono piccolini i sassi possono far male lo stesso. Dipende solo dal punto in cui ti cadono addosso. Tuttavia l’asso mi pare deboluccio. Stento a credere che uno come lui non l’abbia considerata l’evenienza. Piuttosto penso che intendesse dire qualcos’altro. Insomma che magari non si riferiva a me per esempio. Benché, se penso che invece subito ho creduto che a me si riferisse, cioè che fosse proprio questo il suo vero intento, la sua grandiosità mi si conferma e la mia fiducia in lui si rinnova alquanto.

io e mia madre ❤

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