Ci sono giornate noiose. Nascono così, che non ho voglia nemmeno di avere voglia. Che mi tedio tutto il giorno, facendomi sopraffare dalla poca volontà. Lasciandomi andare completamente alla lentezza, al quasi ottundimento della mente. Tipo quando ti senti assonnato dopo aver mangiato un po’ troppo. Sì, un po’ quella sensazione che ti prende di palpebra calante. Aggravata dall’impossibilità di potersi lasciare andare. In giornate come queste è il cervello ad essere calante e di solito in giornate come queste c’è un sole che spacca le pietre, l’estate è arrivata da un pezzo, le cicale nascoste tra le foglie degli alberi circostanti fanno un baccano infernale, al quale ti abitui al punto che, se solo smettono un secondo di cantare, riscopri un silenzio quasi irreale. Qualche giorno fa pensavo che secondo me le cicale ultimamente si sono moltiplicate. Diamine, mi sembra di sentirle dappertutto. Che poi io una cicala non l’avevo mai vista, davvero! La prima volta me ne sono trovata una morta davanti l’anno scorso e per poco non mi prende un colpo per quanto è brutta. Io me l’ero sempre immaginata pensando alle favole, che so, quella della cicala e la formica, dove sui libri la disegnavano simpatica come un grillo parlante e verde come una cavalletta. Con la sua chitaretta su un ramo  a cantare. E invece la cicala è nera come una mosca, per giunta gigantesca. Ha gli occhi grandi, le ali a rete. Insomma, un aspetto alieno, brutto davvero.

Io in queste giornate così piene di cicale, mi sento pure i pensieri alieni come loro. Brutti. Che a pensarci gli alieni potrebbero anche essere belli. Io invece me li sento alieni, brutti e spezzati i pensieri. Me li sento rotti come pezzi di specchio. A riflettere luce lontano da me o accecandomi puntandomi dentro agli occhi. Sì, in giorni come questi i pensieri viaggiano lenti. Anzi, non viaggiano affatto. Se ne stanno rintanati, con la voglia di mandare al diavolo il mondo. E restarmene sola, con il mio sentire piatto come un piatto piano. E pure bianco. E vecchio. E un po’ scorticato. E poi dice che non le dovrei capire le cose che scrive uno come Bukowski, che con le sue parole accese lo manda bellamente a “cagare” il mondo, così come ci sarebbe da fare. Almeno con quel mondo che ha sempre così voglia di fare. 

Oggi io non ho voglia di fare. Mi sento Bukowski. Capisco Bukowski. Mi piace Bukowski.

 

Share:

Leave a reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.