La mattina mi sveglio molto prima del previsto. Del resto la nottata non è trascorsa nei migliori dei modi. Risvegli continui e inopportuni. E inopportuni pensieri a generare risvegli. Data l’avversione alla puntualità di oltre metà dei genitori della classe, l’invito al rispetto dell’orario concordato per l’appuntamento ha assunto toni imperativi, prospettando conseguenze spiacevoli in caso di ritardi. La cosa mi ha come al solito creato un po’ di ansia da prestazione. Alle 8.05 verranno distribuiti i cappellini e il pranzo a sacco. La partenza dei pullman è fissata per le 8.15 al massimo. Ripenso ai tempi delle mie gite, a quelle sveglie delle cinque del mattino per le partenze alle sei. Ripenso ai panini, a quello mitico con la frittata. Qui il pranzo a sacco è assicurato dalla mensa. Non si può imboscare nello zainetto nemmeno un tristissimo pacchetto di crackers, altro che panino con la frittata. Gli altri bambini ne risentirebbero e potrebbero crearsi situazioni di disparità e di disagio sociale. Senza contare le allergie e intolleranze alimentari di cui potrei rendermi responsabile. Meglio evitare. Ci sono già troppe preoccupazioni a cui dar seguito. Ho infatti il dubbio sul tempo. Farà caldo oppure freddo? Pioverà oppure no? Anche volendo prevedere i diversi scenari climatici prospettati dal meteo con quelle probabilità di precipitazioni che dal 30% della mattina passano ad un abbondante 60% del pomeriggio, non riuscirò mai a prevederle tutte le combinazioni possibili per questa giornata: caldo con pioggia oppure freddo senza pioggia oppure sole e caldo torrido senza pioggia oppure pioggia col sole. Alle sette di mattina sono già sufficientemente provata dalla gita. Giulio quindi pensa bene di contestarmi gli abbinamenti di jeans, maglietta e giubbino preparati dopo l’approfondita analisi statistica delle suddette combinazioni climatiche. Il che, ovviamente, mi manda ad un passo dal panico. L’abbigliamento prescelto a suo dire non sarebbe comodo come consigliato dalle maestre. Provo a spiegargli che il jeans E’ COMODO ma alla fine ripieghiamo sulla tuta. Al panico scampato si sostituisce il pensiero del possibile mal d’auto. Ho dimenticato di ricomprare i braccialetti antinausea in farmacia che chissà dove mai sono finiti e che tra l’altro non mi sembra che facessero poi tutto questo effetto. Però meglio che niente, sarei stata sicuramente più tranquilla. Per tamponare infilo una busta nello zaino per l’evenienza peggiore. Usciamo di casa in perfetto orario. Sono le otto meno dieci e arriveremo puntuali. Ho una decina di minuti per ripetere a Giulio le mie raccomandazioni. Alle 8.05 il dado è tratto: le raccomandazioni me le sono fatte tutte e le preoccupazioni pure. A questo punto posso tirare un sospiro di sollievo e scambiare qualche chiacchiera con le altre mamme. C’è Elisabetta preoccupata perché non ha portato il k-way e la giacca di Laura è un po’ troppo pesante. Per arrivare puntuale non si è nemmeno truccata e per andare a lavorare dovrà tornare a casa a sistemarsi. Claudia è rimasta bloccata sul raccordo. Quando arriva ha la faccia stravolta e Lorenzo è l’ultimo a salire. Stefania ripete ad Elena di sedersi davanti ed è preoccupata che possa sentirsi male sul pullman. E mentre siamo tutte lì a parlare delle nostre reciproche preoccupazioni per poco le macchine non ci investono mentre ci sbracciamo a salutare i nostri figli che ormai sul pullman in partenza sono intenti a ridere e scherzare tra loro per quel giorno di gita che sta per cominciare che con il caldo o col freddo, col sole o con la pioggia, alla faccia della difficile vita di mamme come me, sarà per loro, e per fortuna, solo un bel giorno da ricordare!

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2 thoughts on “La difficile vita di una madre, come me – La gita”

  1. Cara Ale ti ringrazio perché mi hai fatto cominciare la giornata con un grande sorriso. La descrizione della gita mi ha riportato a tempi per me ormai lontani che ho rivissuto con un po’ di nostalgia.
    A ripensarli ora così come da te descritti assumono veramente un aspetto anche comico.
    Sei forte 😍

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