Ho visto in televisione un documentario sul consumismo che mi ha profondamente colpito e che secondo me sarebbe il caso che lo vedessimo in tanti al fine di sensibilizzarci maggiormente sulle conseguenze disastrose dei nostri comportamenti. In questo documentario dal titolo “Guiyu, la città dei rifiuti” tratto da “La terra vista dal cielo” si parla di una città della Cina verso la quale noi occidentali, attenti alle politiche di non inquinamento delle nostre terre, riversiamo i tre quarti della nostra produzione di rifiuti informatici, pari a circa quaranta milioni di tonnellate all’anno.

Questa città ne è praticamente sommersa. Le sue vie sono sovrastate da montagne di pc, telefonini, stampanti dismessi, dal ciclo di vita sempre più breve, che buttiamo e sostituiamo con assurda facilità in preda ai bisogni consumistici di cui siamo schiavi.

Le popolazioni di queste città sono impegnate in attività di riciclo delle componenti di tali rifiuti e lo fanno in condizioni di lavoro che non prevedono nessun tipo di protezione, nessun rispetto di regole, nemmeno le più basilari, per proteggersi dall’effetto nocivo di sostanze con cui vengono a contatto tutti i giorni. Le immagini mostrano uomini, donne e bambini che si prodigano nello smistamento dei vari componenti ai fini del riciclo degli stessi, che sciolgono i metalli delle singole parti delle schede madri dei computer per ricavarne stagno, oro e rame e respirando vapori che si sprigionano nell’aria liberamente; gente che passa le sue giornate a maneggiare toner dismessi, respirandone le tossiche polveri nere.

In questi posti sono aumentati vertiginosamente malattie come la tubercolosi e i tumori. E tutto questo mentre noi continuiamo compulsivamente a cambiare il cellulare, il computer, la televisione e chi più ne ha più ne metta senza renderci nemmeno per un momento conto delle tragiche conseguenze di quell’atto di dismettere, comprare, sostituire e poi dismettere e comprare e sostituire senza tregua e senza acquietare mai i nostri bisogni che sono sempre più inutili e futili.

Alla fine del documentario vengono mostrate delle immagini di una popolazione di scimmie che vive in Giappone, in un posto molto freddo. Queste scimmie si sono adattate alla natura traendo da questa solo quello di cui hanno bisogno e trasmettono a guardarle un senso di grande serenità che noi umani non conosciamo più e di cui dovremmo essere davvero desiderosi.

“E’ osservando e copiando l’uomo che queste scimmie hanno scoperto i vantaggi della scienza geotermica. Forse anche noi avremmo molto da imparare guardando loro. E’ davvero straordinario guardare la gioia che sembrano provare in queste acque calde. Danno un’impressione di pura felicità, con gli occhi chiusi mentre vengono accudite. E’ magnifico. Uno spettacolo magnifico. Gli esseri umani ritengono di essere la specie più evoluta sulla terra. Ma da cosa ci viene questa convinzione? Abbiamo mai guardato il nostro stile di vita? Ci riteniamo responsabili? Queste scimmie, come tutti gli animali del pianeta, prendono dalla natura solo quello di cui hanno bisogno. Siamo noi, nei paesi ricchi ad aver creato una società che incoraggia a spendere, comprare, buttare tutto e poi sostituirlo. Ma tre quarti della razza umana non ha questa abbondanza. Dobbiamo organizzare la nostra vita attorno a bisogni necessari così da poter sfruttare le risorse del mondo nel modo giusto. La natura ci offre una scelta che nessun supermercato al mondo può eguagliare. Oggi tutti noi abbiamo il potere attraverso le nostre azioni di essere parte della soluzione.”

Sono parole sulle quali ognuno di noi dovrebbe seriamente meditare.

Le immagini di quelle scimmie che galleggiando nelle acque termali si riscaldano dal gran freddo trasmettono veramente beatitudine e sono per me anche un po’ commoventi. Forse perché noi la beatitudine non possiamo più provarla, almeno fino a quando permetteremo che altri uomini che vivono nella parte più sfortunata e povera del mondo possano vivere in certe condizioni a causa nostra.

 

 

 

 

 

 

 

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2 thoughts on “Siamo parte della soluzione”

  1. Eravamo nel paradiso terrestre , avevamo tutto ciò di cui l’anima e il corpo potevano ritenersi soddisfatti. No d’allora è iniziata l’inquietudine, l’insoddisfazione, la ricerca di cio’ che ci facesse stare peggio. La ricerca del famoso albero con il frutto proibito non si è mai fermata, con le conseguenze a cui assistiamo. L’argomento trattato e’ molto interessante e nello stesso tempo inquietante . Uomini che sperimentano sulla propria pelle le insaziabili insoddisfazioni di altri. Le scimmie, alcune, sono rimaste ancorate al mondo semplice e affettivo, altre rincorrono strani sogni di benessere. W le prime!

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