C’è che a volte mi imbatto in chiusure della mia mente fantascientifiche, che a parlarne è dura parecchio. L’altro giorno mi dicevo che in fondo non ho più niente da dire. Quasi che ad un certo punto uno poi senta di essere arrivato a destinazione. E al capolinea si scende, chi si è visto si è visto.

Poi in realtà io di viaggi fino al capolinea ne ho fatti un milione. E in effetti a seguire c’e’ sempre un ritorno. Che non è detto che uno arrivi mai da qualche parte, durante la vita. Forse non c’e’ nessun capolinea  finché si è in movimento, in continua evoluzione. Anche se poi l’evoluzione non te la senti proprio per niente mentre evolve se’ stessa. Come i cambiamenti che giorno per giorno ti si sommano addosso, come le rughe che in un preciso istante scopri di avere, che quello prima non le vedevi e che invece chissà da quanto se ne stavano lì, lente, a scavare.

Resta un po’ comunque che io ci sono volte che non ho più niente da dire. Figuriamoci da scrivere! E quello che vorrei scrivere, e forse quindi anche dire, me lo immagino proprio chiuso come una castagna in un riccio, pieno di spine che se mi ci avvicino mi pungo.

 

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3 thoughts on “C’è che a volte”

  1. Ale sei una fonte inesauribile di idee, sei originale, profonda, divertente e lungimirante. Non smettere mai di condividere con noi queste tue qualitá👍😙

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