I documentari sugli allevamenti intensivi di animali mi fanno vergognare del genere umano. Io non ce l’ho fatta a vedere la sofferenza negli occhi delle mucche che a trent’anni crollano sulle loro gambe per aver vissuto tutta la loro vita in gravidanza; gli occhi dei maiali ammucchiati e costretti a sbranarsi tra loro o a morire di fame se malati; gli occhi di polli costretti in spazi angusti e mortali.

Non ce la posso fare a concepire che animali indifesi possano nascere e vivere una misera vita tra torture e violenze solo per servire il nostro palato e i nostri più bizzarri capricci.

Tutto questo non è segno di benessere. Tutto questo porta con sé un orrendo presagio di sventura.

E’ giunta l’ora di ridimensionare il nostro delirio di onnipotenza. Questa arroganza della forza che maltratta, sottomette e offende i più nobili sentimenti di amicizia e rispetto nei confronti di creature viventi sulle quali non dovremmo avere nessunissimo diritto.

Siamo colpevoli di ignoranza e di superficialità. Ed è per questo che è giunta l’ora di riflettere. Nel rispetto di animali, terra e stagioni.

 

“Uomo, vegetali, animali siamo tutti nella stessa barca; non si tocca l’uno senza che a lungo andare non si danneggi l’altro”

Papa Luciani.

 

P.S. Io ringrazio Antonio, che mi anticipa e guida.

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