Per me i Tarocchi erano sempre stati simboli e immagini inquietanti, porte di stanze che percepivo per me troppo grandi, immerse nella semioscurità e nella penombra. Quelli invece si erano rivelati servitori gentili di luce. Mi avevano parlato dolcemente e condotto per mano nel mondo incantato e luminoso delle parole. Che si era a me rivelato nello stato incosciente del sonno, lì dove i loro disegni misteriosi erano, dallo stato cosciente, precipitati. Ci cadevano lentamente durante il giorno, trasformandosi la notte in gocce colorate di una qualche pozione magica che, nella fase REM, faceva sempre il suo effetto. Erano le mappe che mi avevano condotto al Tesoro, al sepolcro da cui il vento caldo della mia fantasia aveva spostato la pietra tombale che lo teneva in ostaggio. Avevo così ritrovato le intuizioni e le suggestioni perdute del Matto, che avevano danzato con i ricordi e i sogni, le immagini e le parole, gli amori veri e quelli solo immaginati. Pezzi della mia mente accasciati in un angolo buio, che chiedevano di essere guardati. Tutto si era rialzato con la mia scrittura, che il vento Tarocco aveva inaspettatamente rianimato.

Amore Tarocco – il Giudizio

Voce di Antonietta Sale

 

 

Immagine di copertina IA

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