Oggi parliamo…
🎤🎧…di Palazzo Bonaparte, della mostra di Van Gogh, della mia porta di ingresso…🏰🌻📚💐🚪

🖋 Mi barcameno oggi nello stato di equilibrio instabile, lì dove è facile cadere nella tentazione degli accostamenti di idee improbabili. Il pot pourri che ne viene fuori, nella sua essenza primordiale di fiori, benché essiccati, mi rassicura sulla presenza del filo conduttore da seguire. Nel mentre ci penso e ripenso sopra, mi ritrovo nelle stanze oscurate di quel Palazzo Bonaparte che, più che su Via del Corso, si affaccia in un posto a metà via tra cuore e memoria. La cosa risale ai tempi della mia vecchia vita, quella prima del covid, prima di una malattia, prima del mio cinquantesimo compleanno, prima della morte di mia madre. A quei tempi in cui, (pensa un po’ te…) sentivo concentrarsi il momento adatto, quello giusto. Né a destra, né a sinistra, né di lato a nessun altro.  Erano tempi di nostalgia indistinta verso una vita mai vissuta che Roma svelava con qualche piccolo indizio racchiuso nei suoi scorci, dietro qualche luce soffusa intravista dalle finestre dei suoi palazzi antichi, nelle nicchie delle sue Chiese o dalle sue scalinate. Io mi appollaiavo sul mio pensiero come un pappagallo verde su un ramo grigio d’inverno nel mentre, camminando spesso a piedi, riflettevo sull’opportunità di un’indennità di moto a luogo per chi, come me, doveva spostarsi quotidianamente verso il centro o che il benessere a Roma fosse tutto una questione alla mercé della rete metro-ferro-tranviaria. Sono passati più di tre anni dalle cose che scrivevo in quel libro e, gira che ti rigira, lo sprofondo di nostalgia è sempre lì ogni volta che ci ripenso: a quel momento, a quel libro, ai miei passi. Ogni volta che penso a me, lì, sotto a Palazzo Bonaparte, a guardare in alto le sue finestre, quelle dalle cui stanze immaginavo di affacciarmi in qualche soffusa giornata dell’800 a intravedermi mentre correvo per prendere al volo un autobus a causa di uno sciopero della metro. Mi si posizionava dentro un sentimento struggente, ma anche dolce e sognante, quando al calar della sera tornavo a casa e tutto sembrava poi dissolto in una bolla di sapone scoppiata che lasciava sulla strada una piccola pozzanghera colorata e niente più. Lì, per terra, con le iridescenze del sapone illuminato dai raggi del sole morente, quello dell’attimo prima della fine del giorno che mi faceva pensare a mia madre e alla sua “ora del vago”, quell’ora cioè in cui lei sosteneva che alla gente prendesse il male per via di una paturnia che immalinconiva il cuore. Mi dico di aver fatto bene a scriverne nel mio libro di quella paturnia, dell’ora del vago e della malinconia. Di aver descritto nelle pagine di un diario contemporaneo, tendenzialmente metropolitano quel sentimento, quel mio momento di vita. Di aver fermato quel prima rispetto a quel dopo che ignoravo mi aspettasse. Dopo tre anni Van Gogh mi ha richiamato da quelle stanze in penombra del Palazzo Bonaparte. Le ho percorse guardando i soffitti, leggendo gli stralci delle sue lettere al fratello e guardando i suoi quadri: quelli che dal grigio della matita che ritrae i contadini intenti a faticare sulla campagna aspra e dura della sua infanzia, si illuminano del giallo, del bianco e dell’azzurro, di pennellate più gioiose durate poco, come la sua vita. Trentasette anni in cui il dolore antico, è solo una questione di tempo, sempre è ritornato. Penso a quanto l’arte sia inscindibilmente legata ad esso e mi porto prepotentemente a casa l’ora del vago di mia madre e la sua malinconia tanto che trattengo a malapena le lacrime al pensiero di non poterle più telefonare al tramonto di questa giornata e di non potergliela raccontare la compassione che ho provato per quel cuore di pittore così tanto umano che mi è rimasta dentro.

A casa trovo il libro sulla vita di Van Gogh che lei mi ha regalato e mi torna un piccolo sorriso.  Ora che restano i fiori, ritrovo nel mio pot pourri il  filo conduttore del mio percorso accidentato.

A Roma tutta la magia di Van Gogh

Share:

Leave a reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.