Stefania dice che so come scrivere e che potrei anche mettermi a parlare di musica. In effetti sì, le rispondo, quanto meno nella misura in cui ciascuno di noi potrebbe farlo in relazione al proprio modo di viverla, ascoltarla, percepirla nella vita. Per il resto io di musica tecnicamente non ne capisco un tubo e ho una limitatissima conoscenza del panorama musicale. Per lo più amante del genere cantautorato italiano, dei gruppi stranieri conosco a malapena i più famosi, quelli legati alla musica dei miei tempi. Nulla di più, dunque, di un’ordinaria se non mediocre conoscenza della musica popolare. Poi non ho la mania di divinizzare la gente che canta o che suona. Per carità, è giusto dare a Cesare quel che è di Cesare e, in qualsiasi ambito, riconoscere la particolarità, in rari casi addirittura l’eccezionalità. Ma pur sempre di uomini stiamo parlando. Poi qualche eccezione me la concedo, lo riconosco. Gente come Nick Cave riesce ad entrare negli “organi”, come dice sempre Stefania, però, tant’è. Intanto penso che internet sia uno strumento grandioso quando ti dà la possibilità di seguire e soddisfare le curiosità di un momento e di parlarne. A me capita spesso di aggrovigliarmi nelle mie curiosità. A queste pensavo oggi come matrioske: da una ne esce fuori un’altra e un’altra e un’altra ancora. Da Nick Cave è così uscita fuori la matrioska di Blixa, l’ex chitarrista del gruppo Bad Seeds che, con la sua affascinantissima e profondissima voce, canta in diverse canzoni in duetto con Nick Cave. Mi dico che il fatto che quest’uomo sia nato a gennaio deve avere a che vedere di certo con la mia curiosità. Scopro anche un po’ di altre cose, prima fra tutte che fa parte di un  gruppo dal nome tedesco impronunciabile che tradotto, come dice wikipedia “liberamente”, sta a significare edifici che crollano, gruppo musicale del genere rumorista  nato negli anni 80 a Berlino. La musica è sperimentata dal rumore. Leggo da qualche parte che per mancanza di soldi per acquistare dei veri strumenti, cominciano a suonare con roba tipo attrezzi di lavoro, martelli pneumatici, lamiere metalliche, tubi flessibili, sperimentando suoni particolari dai rumori alienanti. Insomma cose assai lontane da me anche se mi viene voglia di saperne di più. Mi interrogo sulle possibili affinità elettive tra il mio cervello e il genere musicale rumorista. Mi dico che il suono di un martello pneumatico potrebbe pure avercela un’affinità con il mio mondo, mi viene insomma in mente l’immagine di un caterpillar, quella in cui ci ho sempre rivisto dentro un certo mio modo di avanzare pesante nella vita. Scopro così che la musica di un martello pneumatico potrebbe in qualche modo fungere da colonna sonora all’avanzare monotono e al passo lento e pesante di un caterpillar. Mi dico anche che ne so poco, sia di martelli pneumatici, che di caterpillar, però mi sembra pure di stare sempre troppo a sottilizzare. A me le due cose, a senso, mi paiono parecchio assonanti così come assonanti devono essere quelle suggestioni un po’ ripetitive dei rumori con i pensieri monotoni che a volte girano e rigirano nella testa. Mi lascio un po’ andare alla fantasia, forse a un flusso di coscienza incosciente, senza consapevolezza, una specie di limbo, una via di mezzo tra il sonno e la veglia. E infatti il cellulare mi sfugge dalle mani, mentre gli occhi continuano a chiudersi e riaprirsi di soprassalto. Insomma, ne leggo parecchie di matrioske datate dalle quale escono fuori quelle più attuali, vicine ai giorni nostri. Blixa è decisamente un sessantenne molto lontano fisicamente da quel ragazzo con i capelli alzati e vestito da prete che, sulla barchetta  su un mare di notte, con la voce grave e profonda risponde alle domande del figlio Nick Cave sulle lacrime del mondo e della vita cantando The weeping song. Lo ritrovo nella matrioska finale, quella piccola piccola della mia curiosità, l’ultima della mia ricerca. Un disco scritto e cantato con un musicista italiano, Teho Teardo, compositore di nota fama e alto livello. Il disco si intitola “Nerissimo”. Su un titolo del genere mi sveglio vincendo definitivamente il sonno. Il forte sospetto che un filo conduttore invisibile attraversi questi giorni, infilandosi nelle sensazioni e riunendole tutte in una trama di cucito, ovviamente nero, diventa quasi una certezza. Leggo ancora e mi imbatto infine nelle parole di Blixa sull’origine del titolo del disco e su queste spengo la luce e mi addormento: “Sono stato ispirato da una poesia palestinese, in cui l’autore dice di scrivere col colore nero per far uscire tutto il buio. Mi è piaciuta l’idea e ho tentato di adattarla al canto. Al posto della scrittura come sarebbe se la mia voce fosse il mio inchiostro, se cantassi il nero potrei usare quel colore per far sparire completamente il buio… Cantare l’oscurità utilizzando il nero può essere una cosa interessante. Se canti utilizzando l’assenza di speranza essa viene esternata e se ne va dal tuo corpo. E’ una questione di consapevolezza.” (Cit. Rockit.it)

Nerissimo Blixa Bargeld e Teho Teardo

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